Effetto placebo, esiste anche per gli effetti collaterali?

In un celebre romanzo firmato da un fine umorista inglese il protagonista, nel leggere un libro di medicina alla ricerca dei sintomi del suo immaginario malanno, scopre di essere affetto da tutte le malattie riportate, dall’acne alle zecche, ad esclusione del ginocchio della lavandaia.

Il medico finirà per prescrivergli una bella bistecca e un po’ di riposo, ma tale è il potere della suggestione da persuaderlo di essere un caso cronico.

L’effetto placebo, infatti, può funzionare anche al contrario. Così come è possibile convincersi che una medicina o una terapia ci abbia curato, nonostante per essa l’assenza di effetti sia scientificamente dimostrata, così può capitare anche che un paziente che legga il bugiardino di un medicinale si convinca di avere tutti gli effetti indesiderati in esso elencati.

Questi effetti vengono, sì, riportati nel foglietto illustrativo del medicinale affinché il paziente sappia cosa attendersi quando assume un farmaco, ma è importante, ad esempio, fare attenzione alla loro frequenza.

Non ci si deve dunque allarmare se si sviluppa un mal di testa, se questo è definito come un effetto “molto comune”, e in caso di qualche bolla, non si deve per forza pensare a un rash cutaneo che può essere un effetto molto grave, ma anche molto raro.

Inoltre, è importante sapere anche che gli effetti indesiderati dei medicinali vengono continuamente tenuti sotto controllo da un sistema detto di “farmacovigilanza”, che opera a livello nazionale ed internazionale, e che registra la frequenza degli effetti cosiddetti attesi (ovvero già noti e presenti nel foglio illustrativo) e prende nota di quelli inattesi, ovvero quegli effetti normalmente non associati al farmaco.

Proprio grazie alla segnalazione di questi effetti, il profilo del farmaco (ovvero il rapporto tra i benefici che porta al paziente e i rischi che presenta) può essere continuamente aggiornato, e anche l’elenco degli effetti indesiderati potrà cambiare.

Nel dubbio, si sa, la cosa migliore da fare è sempre rivolgersi al proprio medico, che oltre ad essere il professionista di riferimento, ci conosce come paziente e saprà giudicare se i sintomi che dichiariamo sono possibili o solo il frutto di una forte suggestione.

Prima di consultarlo, si può magari provare a fare un piccolo test auto-diagnostico: se gli effetti si sono presentati in ordine alfabetico o in ordine crescente di gravità, allora forse non è il caso di disturbarlo.

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